lunedì 21 ottobre 2013



VITTORIO VANDELLI SVELA UNA MODENA IN STILE DARK

di CLAUDIO GAVIOLI, GAZZETTA DI MODENA 
15 Ottobre 2013

Possiede un solido impianto dantesco il romanzo “Dark City” del modenese Vittorio Vandelli da poco uscito per Solfanelli Editore. Un viaggio negli inferi di una società del futuro alla fine del ventunesimo secolo orwelliana al cubo, cupa e senza luce, sopraffatta dall’inquinamento atmosferico e da una dittatura con il guanto di velluto e il pugno di ferro. Due Beatrici, una provocante e sensuale e una algida e un Virgilio, rozzo dal cuore tenero, accompagnano l’agente Dick, poliziotto – scrittore nell’indagine più complessa e pericolosa della sua vita fino all’origine del Male. La nebbia fitta e sporca ricorda la pioggia incessante di Blade Runner ma Dick non va a caccia di replicanti bensì di terroristi che minacciano Emiliopolis, unica grande città che va da Piacenza a Rimini nel territorio di Euroamerica, mega stato formato da Stati Uniti, Europa e Russia in contrapposizione agli Islamic  Oriental United Emirates costituiti dall’unione dei paesi musulmani. Dopo l’attentato alle torri gemelle dell’11 settembre 2001 un’escalation di atti terroristici ha infatti diviso il mondo in due grandi blocchi che si fronteggiano senza risparmio di spargimenti di sangue. Essendo un romanzo ad impianto noir non dirò nulla della trama e dei colpi di scena seminati nella narrazione. Ma “Dark City” è anche altro. Soprattutto altro. E’ un suggestivo viaggio nella cultura anglosassone di cui l’autore è un profondo conoscitore. Cinema, musica, letteratura e arte impregnano le pagine ricche di digressioni di natura politica, economica, teologica e blandiscono il lettore in un gioco di citazioni funzionali alla storia e alla biografia del protagonista (e di suo “nonno affabulatore” evidente alter ego dell’autore). Un raffinato gioco di specchi che intreccia i piani narrativi e attraverso film, canzoni e opere d’arte pittorica fornisce a Dick (detective costruito sull’orma dei suoi predecessori letterari usciti dalla penna di Chandler o Hammet e dallo schermo negli anni ruggenti dei noir USA anni 30/40), spunti per trovare il bandolo della matassa della sua indagine e, soprattutto, per ritrovare se stesso. Come i protagonisti della “Fiamma del peccato” e del “Viale del Tramonto” forse l’io narrante è già morto e forse no. Nulla è scontato nel 2084 se non il fatto che tutti i peggiori incubi che stanno attanagliando il pianeta in suicida involuzione, si sono concretizzati. E persino la vecchia Ghirlandina immersa nella foschia malata che avvolge Modena, ricorda il simulacro di una civiltà come la Statua della Libertà insabbiata ne “Il pianeta delle scimmie”.